Sappiamo che non vedete l’ora di saperne di più sul prossimo speciale annuale, Travian: Tides of Conquest e non temete, siete sicuramente venuti nel posto giusto!
Prima di rivelare il set completo delle funzionalità, vorremmo che ci seguiste in un viaggio avventuroso attraverso l’universo di Travian: Legends con una storia speciale chiamata “Il nido del vecchio avvoltoio”. Questo non è solo un racconto: ogni episodio contiene un accenno a una caratteristica particolare che sarà presente nello speciale. È ora di indossare il vostro cappello da detective e iniziare a cercare indizi!
Ora andiamo al sodo con una breve introduzione: Il nido del vecchio avvoltoio- La strada per il Palazzo! Buona lettura e unitevi a noi su Discord per discutere delle vostre teorie!
Il giovane architetto Appius Lacer era di pessimo umore. Per tutti gli dei romani! Per un po’ aveva creduto di avere Mercurio dalla sua, a guidarlo verso la più alta nobiltà patrizia romana. Eppure eccolo qui, qualche anno più tardi, a spendere le monete d’oro ereditate da suo padre per corrompere ogni singolo servo gli capitasse a tiro. Appius sperava di avere anche la benedizione di Paregoros. Dopo aver speso tutte quelle monete, di certo aveva bisogno di un po’ di conforto. “Ho preso la decisione giusta”, si ripeteva sempre.
Ma per la prima volta dopo tanto tempo, la fortuna stava per girare per il verso giusto anche per lui. Finalmente era stato invitato al palazzo dell’imperatore! La terzogenita del vicario imperiale capo era stata scelta per prendere il posto di una delle vestali. Un evento eccezionale. L’imperatore voleva a tutti i costi rendere indimenticabile questa occasione in onore del suo vecchio servitore. Erano presenti più di quattrocento ospiti, ma Appius non aveva intenzione di sprecare l’opportunità per la quale aveva tribolato così tanto. Doveva farsi notare dall’imperatore!
E così fu. Più o meno. Prima di tutto, il vino si rivelò tutt’altro che “innocuo”. E poi, la nuova vestale era troppo giovane e bella per non venire baciata da nessuno prima di venire ufficialmente consacrata alla dea Vesta per i successivi trent’anni. O almeno così gli avevano detto i fumi dell’alcol. Tutto il resto era annebbiato nella sua testa.
Nonostante il caos che seguì, Appius riuscì a non farsi uccidere. Forse Mercurio era davvero dalla sua, dopotutto. I servi si limitarono a trascinarlo da una sala all’altra per poi gettarlo nel fango nel giardino sul retro, intimandolo di sparire per sempre.
Ma per scoraggiare Appius ci voleva ben altro. Era degno figlio di suo padre, dopotutto. Per suo padre, pescatore iberniano che era riuscito a fare una fortuna nel giro di pochi mesi vendendo la sua merce a Roma, questo non sarebbe stato nulla! Ma l’uomo aveva anche imparato un’importante lezione: niente più denaro ai servi per corromperli né succo d’uva fermentato. Una pessima accoppiata. Al contrario, avrebbe dovuto fare qualcosa che non solo gli avrebbe permesso di tornare a palazzo, ma anche di venire osannato come un vero eroe. E aveva tutte le carte in tavola per riuscirci.
Trascorso qualche giorno da quella burrascosa notte, Appius guardava impaziente fuori dalla finestra in attesa del messaggero del palazzo. Sì, eccolo lì! Finalmente!
Così gli andò incontro, si fece consegnare la pergamena e la aprì con le mani tremanti. Era la sua lettera di scuse, marchiata con il sigillo dell’imperatore. A sbarrare il testo, in diagonale, c’erano solo due parole, che gli fecero fare i salti di gioia:
“Richiesta approvata”.
Quasi iniziò a piangere. Ma cos’era? Forse si sentiva in colpa?
Non importava. Ore dopo, Appius continuava a ripensare a quelle due parole. Guardandosi allo specchio, già immaginava il suo capo cinto da una corona d’alloro. Ogni trionfo richiedeva sacrifici, e la sua impresa non faceva eccezione. Avrebbe consegnato il Nido del vecchio avvoltoio a Roma.